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Matrimonio ed emancipazione
matrimoine

fotogramma del film

Ieri con un’amica si discuteva del film Gloria!, recentemente uscito.
Un po’ nel dispiacere di trovare le sale che lo programmano poco frequentate, ci scambiavamo pareri sulle scelte di Margherita Vicario (regista e compositrice delle musiche), a tratti molto pop e forse un po’ cliché, soluzioni facili ma per questo anche efficaci per un largo pubblico. Soprattutto però eravamo concordi sulla commozione e la potenza innescate da tutti i momenti in cui la musica si fa mezzo per trasformare il dolore e cercare l’emancipazione attraverso la sorellanza.
La mia amica si dice toccata dal messaggio a chiusura del film: l’opera è dedicata a tutte quelle artiste che come fiori sono state lasciate seccare tra le pagine di libri di una storia scritta al maschile.

Io qui sento necessario aprire una larga parentesi, perché se recentemente certi messaggi e opere artistiche-divulgative sono arrivate al largo pubblico e si è formata una coscienza a riguardo è anche perché molte – donne, artiste, ricercatrici – ci lavorano da tempo, non tanto nell’ottica di far sentire la propria voce ma con l’obiettivo di ridare un nome, un posto e una dignità a quelle del passato. Anzi, sorridendo con amarezza ho raccontato alla mia amica come addirittura in Italia manchi completamente la parola per definire questo fenomeno, mentre in Francia ne esiste una bellissima e dalla storia significativa: il Matrimoine.

Matremuine è un termine documentato per la prima volta nel 1155 (Französisches Etymologisches Wörterbuch) per designare i beni materiali della madre; nella stessa accezione compariva in altre lingue e Paesi; nel corso del tempo, con un doppio movimento di dematerializzazione e sostituzione, ha subito uno slittamento semantico da eredità a “situazione” (matrimonio in italiano o matrimony in inglese). A partire dal XIII secolo, i beni materiali femminili vengono incorporati nel termine patrimonio, poiché – come sottolinea Hellen Hertz – con l’avvento del capitalismo e del patriarcato sarebbe stato impossibile immaginare una proprietà femminile legittima e istituzionalizzata, sottintendendo l’autonomia della donna. Nel XX secolo in Francia il termine è ricomparso con nuove accezioni, alludendo ad un’eredità culturale, riconoscendo l’importanza di alcuni saperi, anche artistici, e di figure che non sono state considerate in una Storia scritta al maschile.
Se il termine patrimonio quindi rende invisibile l’eredità artistica e culturale femminile, il termine matrimoine la riabilita, dando alle nuove generazioni di creatrici e intellettuali un lignaggio a cui ispirarsi e con cui identificarsi.

Susanna e i vecchioni – Artemisia Gentileschi

Gran parte dei dizionari storici o etimologici italiani affidano alla parola matrimonio un significato originario che mette insieme mater e munus, ad indicare un destino molto chiaro: il dovere di diventare madre, ancor più che quello di esser moglie, ritenendo quasi che la completa realizzazione dell’unione tra un uomo e una donna avvenga con l’atto della procreazione, con il divenire madre della donna che genera, all’interno del vincolo matrimoniale, i figli legittimi. Lo dice fin dalla prima edizione, il Vocabolario degli Accademici della Crusca (1612) e a quanto pare la visione non è affatto cambiata viste le politiche dell’attuale governo che continua a voler decidere del destino del corpo femminile.
Chi non conoscesse la storia di questo quadro, la cerchi … certamente non l’ho scelto a caso!

E qui si apre il quesito più antico del mondo: prima l’uovo o la gallina? Ovvero…

Poiché il linguaggio è in relazione dinamica con il pensiero, in quanto capace di trasformarlo, influenzarlo, oltre che rappresentarlo come sostiene Vygotskij, quanto questa lacuna linguistica determina la percezione della figura femminile nella nostra società, o quanto la nostra storia ha determinato la scomparsa di un concetto dal pensiero quanto dal vocabolario?

Se vorrete rispondermi al quesito sarò felice di leggervi :)

Per approfondimenti segnalo in merito gli studi di Hellen Hertz, la ricerca di Aurore Evain, i progetti di Alice Mammola, il database M.A.M. Matri-Archivio del Mediterraneo e il festival Les Journées du Matrimoine  solo per citarne alcuni.

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