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La tradizione e il futuro
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“L’epoca attuale trascorre sotto il duplice segno dell’armonizzazione e della dissonanza. Mai gli uomini hanno avuto tante cose in comune, tante conoscenze in comune, tanti riferimenti in comune, tante immagini, tante parole, tanti strumenti condivisi, ma ciò spinge gli uni e gli altri ad affermare di più la loro differenza.”

(Amin Maalouf, L’identità, 1998)

LABORATORIO MULTICULTURALE PER CE.STO, Genova. In questo incontro la maggior parte dei presenti sono giovani (17-22) e provenienti dall’Africa dell’Ovest.

Sono commossa nel vedere che per loro questo laboratorio è un’occasione così speciale da spingerli a tirare fuori il bazin della festa. Qualcuno arriva tardi per essere andato apposta dal barbiere, ma i più giovani e ambiziosi si sentono invece legittimati a sfoggiare catene d’oro, bling bling, cappellini borchiati, cuffie.

Ci sono omonimi nel gruppo quindi si presentano con il cognome.

Diabate, Touré, Camara, Traoré, Diallo… sono cognomi che mi parlano, sono famiglie di grandi artisti, griots, musicisti famosi, glielo faccio notare, colpita, ma loro sminuiscono, anzi puntualizzano quasi infastiditi. Così leggo nelle loro parole oltre che nei loro vestiti, che c’è un forte desiderio di rottura con la tradizione.

In Africa l’abito più che una seconda pelle è una pelle sociale (…) svolge una funzione determinante nella definizione e ridefinizione dell’individuo, nell’affermazione di status, nell’articolazione delle identità e delle differenze (personali, sociali, culturali) nella costruzione delle forme sociali, politiche e simboliche della gerarchia, della generazione e del genere” African power dressing – G.Parodi da Passano.

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Dopo aver fatto alcuni esercizi e danzato, il laboratorio si trasforma in un open mic. Molti di loro rappano e desiderano far “sentire la propria voce”.

Mi colpisce sempre vedere come questi ragazzi si impossessino di costumi e atteggiamenti tipici della cultura hip hop, spesso in maniera impropria, senza conoscerne i codici o la storia. Ai loro occhi semplicemente il rapper è un eroe. Uno che in meno di una generazione è uscito dal disagio e dalla discriminazione del ghetto, raggiungendo fama, successo, lusso, donne. Un simbolo di potere, di rivincita. La possibilità di riscrivere il proprio futuro, una nemesi. Un’aspirazione troppo forte per competere con la tradizione dei griots.

Ma del resto che cos’è un MC (*master of cerimonies) se non un moderno griot? L’MC improvvisa in rima, ritmata e cadenzata, giocando con assonanze e allitterazioni, spesso raccontando dei presenti, muovendosi con flow sul beat del dj. Il griot è il detentore del sapere, della tradizione orale, un moderno cantastorie, con infinite conoscenze che spaziano da storia a cosmogonia, genealogia, servendosi spesso di canto e musica, cantando le louanges dei grandi.

In fondo questi ragazzi non si rendono conto di essere andati così lontano da aver fatto il giro ed essere tornati a capo.

Bambaataa e Professor X organizzarono un meeting per discutere del problema della violenza e dei furti di catene: decisero di rimpiazzare le catene con dei medaglioni e collane africane. In quel periodo (*metà anni ’80), eravamo diventati coscienti delle condizioni di sfruttamento dei fratelli africani coinvolti nel mercato dell’oro e dei diamanti. Scoprimmo l’inferno nel quale vivevano dei fratelli neri a causa di quel commercio e ne capimmo gli effetti negativi sia in Africa, sia in America. Non volevamo fare parte di tutto ciò. Indossare indumenti e medaglioni di origine africana accrebbe il senso di orgoglio razziale e la coscienza politica.” Louder than a bomb – U.net

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Dopo ci aspetta un pranzo offerto da Ce.Sto e Giardini Luzzati, un’associazione di promozione sociale, un’agorà nel cuore del centro storico, quotidianamente impegnata nell’aggregazione, nell’animazione di quartiere, nell’organizzazione di eventi culturali, nell’educativa di strada e nella mediazione dei conflitti sociali. Questo momento è parte integrante del laboratorio, carichi delle energie che danza e musica hanno liberato, i ragazzi si aprono, scambiano, raccontano e chiedono.

E mentre ascolto ognuno di questi ragazzi, posso solo pensare “Cerca un destino degno di lui, dei suoi vent’anni, della sua innocenza, della sua forza invincibile” Esodo – D.Quirico

WP_20161210_004“So we are living in an age of both harmonisation and dissonance. Never have men had so many things in common – knowledge, points of reference,  images, words, instruments and tools of kinds. But this only increases their desire to assert their differences.”

(Amin Maalouf, In the Name of Identity: Violence and the Need to Belong, 2000)

MULTICULTURAL WORKSHOP FOR CE.STO, Genoa. Most of the people who attend this class are young (17-22) and come from West Africa.

I am deeply moved when I see that they consider this workshop a special event worthy of wearing their fancy bazin. Someone goes to the barber shop beforehand for the occasion and arrives late, but the youngest and most ambitious members of the group show off gold chains, bling-bling, studded caps, headphones.

Some of them have the same name so they introduce themselves with their surnames.

Diabate, Touré, Camara, Traoré, Diallo… These surnames speak to me, they are great artists’ families, griots, famous musicians. I tell them, impressed, but they play it down, almost irritated.

So from their words, as well as from their clothes, I understand that there’s a strong desire to break with tradition.

“In Africa clothes are not really a second skin, they are rather a social skin (…) they are crucial in defining and redefining the individual, in declaring one’s status, in expressing one’s identity and differences (whether they are personal, social or cultural), in building up social, political and symbolic forms of hierarchy, of a generation and of gender.” African power dressing– G.Parodi da Passano.

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After doing some exercises and dancing, the workshop turns into an open mic. Many of them rap and want to “let their voice be heard”.

It’s impressive how these boys take on pieces of clothing and an attitude typical of the Hip Hop culture making them their own, often improperly, unaware of their code or their history. The rapper is just a hero to them. Someone who escaped poverty and the discrimination of the ghetto in less than a generation, someone who achieved fame, success, wealth, women. A symbol for power, redemption. The chance to write their own future, a nemesis. An aspiration that’s so high it can’t compete with the tradition of the griots.

After all, what is an MC (*master of cerimonies) if not a modern griot? An MC improvises, rhyming in time and rhythmically, playing with assonances and alliterations, often talking about the people around him/her, moving with the flow on the dj beat. A griot owns knowledge, oral tradition – a modern storyteller who is familiar with the most varied disciplines, from history, to cosmogony, genealogy, who often makes use of music, singing the praises of great personalities.

These boys don’t realize they have gone so far that they’ve been going round in circles, and now they’re back to the start.

“Bambaataa and Professor X arranged a meeting to talk about violence and chain thefts – they decided to replace chains with African medallions and necklaces. At that time (mid-80s), we were aware of the mistreatment of our African brothers involved in the illicit trade of gold and diamonds. We found out about the hell some black brothers were living in because of that trade and we understood what a negative impact it had both on Africa and America. We did not want to be part of this. Wearing African clothes and medallions made our racial pride and political awareness grow stronger.” Louder than a bomb – U.net

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Later we have lunch, hosted by Ce.Sto and Giardini Luzzati, an association for social advancement, an agora in the heart of the old town, daily involved in bringing people together, entertainment activities, cultural events, street education and mediation of social conflicts. This moment is an integral part of my workshop. Filled with the energies that music and dance released before, boys and girls open up, they share, talk to each other and ask.

 

 

And listening to each one of them I can only think “Find a destiny that is worthy of him, of his young years, of his innocence, of his invincible power.” Esodo – D.Quirico

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